Non so se è sempre stato così e se in ogni tempo
si riscopre questo problema. Certo è che oggi assistiamo a questo inquietante
fenomeno: in ogni campo, dalla politica alla scienza, dall’arte alla storia,
dalla filosofia alla medicina, si ritiene di potere (quando non di "dovere")
esprimere la propria opinione.
L’opinione pretende di avere pari dignità della
“prova”. Anziché assistere, in presenza di una capacità di raccogliere prove
obiettive nettamente superiore al passato, ad un prevalere del dato sul parere,
anziché vedere il “fatto” invadere settori che prima parevano appunto
patrimonio esclusivo della speculazione, si pretende di eleggere l’opinione a
dato oggettivo alla pari con tutti gli altri dati.
Questo atteggiamento priva di validità prima di
tutto l’opinione, ancor più che il dato. Un’opinione infatti ha un valore
socialmente “accettabile” se è obbligata a basarsi su dati oggettivi. Un’opinione
è tale, con tutta la dignità, se pretende di essere fondata. Una volta aperta
la strada alla possibilità che sia oggetto di opinione qualsiasi cosa, anche
laddove la prova è sotto gli occhi di tutti o è comunque a portata di chi vuole
accertarla, l’opinione si svuota di significato, perde il valore propositivo o
la forza provocatoria e rinnovatrice che ne faceva la forza. L’opinione
esprimibile sempre e comunque è totalmente priva di interesse. In fondo questo
atteggiamento impedisce la comunicazione e lo sviluppo di un dibattito, diventa
altamente antidemocratico, laddove proclama di voler difendere la libertà di
pensiero. La pretesa del diritto di opinione sempre e comunque è una forma
laica di integralismo. Altrettanto pericolosa. Per questo ritengo che dovremmo seriamente pensare di introdurre il
reato di “opinione ingannevole” che potrebbe recitare così:
“L’opinione
ingannevole è qualsiasi opinione che in qualunque modo, compresa la sua
presentazione, sia idonea ad indurre in errore le persone cui viene comunicata
o che essa raggiunge e che a causa del suo carattere ingannevole possa
pregiudicare il loro comportamento ovvero che sia idonea, in quanto
ingannevole, a ledere la credibilità del fatto.”
Le persone che, anche
occasionalmente (magari telefonando a una trasmissione radiofonica), si
rivolgono a un pubblico, spacciando per fatto la loro opinione, anche
dichiarando che è un’opinione, sono punite con una pena…
Il negazionismo dovrebbe a pieno diritto entrare nel novero dei
reati di “opinione ingannevole”. Non
può essere ammessa un’opinione che nega un fatto provato.
Per questo ritengo che la
libertà di opinione sia stata chiamata in causa, dai firmatari della lettera contrari all'introduzione di questo reato, totalmente a sproposito, con il
solo risultato di snaturare il
significato di entrambi i termini: libertà e opinione.