domenica 27 ottobre 2013

Il reato di “opinione ingannevole”





Non so se è sempre stato così e se in ogni tempo si riscopre questo problema. Certo è che oggi assistiamo a questo inquietante fenomeno: in ogni campo, dalla politica alla scienza, dall’arte alla storia, dalla filosofia alla medicina, si ritiene di potere (quando non di "dovere") esprimere la propria opinione.
L’opinione pretende di avere pari dignità della “prova”. Anziché assistere, in presenza di una capacità di raccogliere prove obiettive nettamente superiore al passato, ad un prevalere del dato sul parere, anziché vedere il “fatto” invadere settori che prima parevano appunto patrimonio esclusivo della speculazione, si pretende di eleggere l’opinione a dato oggettivo alla pari con tutti gli altri dati.
Questo atteggiamento priva di validità prima di tutto l’opinione, ancor più che il dato. Un’opinione infatti ha un valore socialmente “accettabile” se è obbligata a basarsi su dati oggettivi. Un’opinione è tale, con tutta la dignità, se pretende di essere fondata. Una volta aperta la strada alla possibilità che sia oggetto di opinione qualsiasi cosa, anche laddove la prova è sotto gli occhi di tutti o è comunque a portata di chi vuole accertarla, l’opinione si svuota di significato, perde il valore propositivo o la forza provocatoria e rinnovatrice che ne faceva la forza. L’opinione esprimibile sempre e comunque è totalmente priva di interesse. In fondo questo atteggiamento impedisce la comunicazione e lo sviluppo di un dibattito, diventa altamente antidemocratico, laddove proclama di voler difendere la libertà di pensiero. La pretesa del diritto di opinione sempre e comunque è una forma laica di integralismo. Altrettanto pericolosa. Per questo ritengo che dovremmo seriamente pensare di introdurre il reato di “opinione ingannevole” che potrebbe recitare così:

“L’opinione ingannevole è qualsiasi opinione che in qualunque modo, compresa la sua presentazione, sia idonea ad indurre in errore le persone cui viene comunicata o che essa raggiunge e che a causa del suo carattere ingannevole possa pregiudicare il loro comportamento ovvero che sia idonea, in quanto ingannevole, a ledere la credibilità del fatto.”

Le persone che, anche occasionalmente (magari telefonando a una trasmissione radiofonica), si rivolgono a un pubblico, spacciando per fatto la loro opinione, anche dichiarando che è un’opinione, sono punite con una pena…

Il negazionismo dovrebbe a pieno diritto entrare nel novero dei reati di “opinione ingannevole”. Non può essere ammessa un’opinione che nega un fatto provato.

Per questo ritengo che la libertà di opinione sia stata chiamata in causa, dai firmatari della lettera contrari all'introduzione di questo reato, totalmente a sproposito, con il solo risultato di  snaturare il significato di entrambi i termini: libertà e opinione.