NOTA: sono stata spinta a riesumare questo vecchio pezzo dalla lettera di Flores d'Arcais su MicroMega a proposito della "disputa" Santoro-Travaglio. Non mi schiero perchè non conosco i fatti e i due protagonisti della disputa appartengono entrambi a una categoria di persone che io personalmente non amo, coloro cioè che usano la loro immensa carica di aggressività prima di tutto per "squalificare" gli altrui argomenti, abbiano o no buoni argomenti per farlo. Ma questo con il post che segue non c'entra...
Non so se è sempre stato così e se in ogni
tempo si riscopre questo problema. Certo è che oggi assistiamo a questo
inquietante fenomeno: in ogni campo, dalla politica alla scienza, dall’arte
alla storia, dalla filosofia alla medicina, si ritiene di potere (quando non di
dovere) esprimere la propria opinione.
L’opinione pretende di avere pari dignità
della “prova”. Anziché assistere, in presenza di una capacità di raccogliere
prove obiettive nettamente superiore al passato, ad un prevalere del dato sul
parere, anziché vedere il “fatto” invadere settori che prima parevano appunto
patrimonio esclusivo della speculazione, si pretende di eleggere l’opinione a
dato oggettivo alla pari con tutti gli altri dati.
Questo atteggiamento priva di validità
prima di tutto l’opinione, ancor più che il dato. Un’opinione infatti ha un
valore socialmente “accettabile” se è obbligata a basarsi su dati oggettivi.
Un’opinione è tale, con tutta la dignità, se pretende di essere fondata. Una
volta aperta la strada alla possibilità che sia oggetto di opinione qualsiasi
cosa, anche laddove la prova è sotto gli occhi di tutti o è comunque a portata
di chi vuole accertarla, l’opinione si svuota di significato, perde il valore
propositivo o la forza provocatoria e rinnovatrice che ne faceva la forza.
L’opinione esprimibile sempre e comunque è totalmente priva di interesse. In
fondo questo atteggiamento impedisce la comunicazione e lo sviluppo di un
dibattito, diventa altamente antidemocratico, laddove proclama di voler
difendere la libertà di pensiero. La pretesa del diritto di opinione sempre e
comunque è una forma laica di integralismo. Altrettanto pericolosa. Per questo
ritengo che anziché inserire il reato di negazionismo dovremmo seriamente
pensare di introdurre il reato di “opinione ingannevole” che potrebbe recitare
così:
“L’opinione
ingannevole è qualsiasi opinione che in qualunque modo, compresa la sua
presentazione, sia idonea ad indurre in errore le persone cui viene comunicata
o che essa raggiunge e che a causa del suo carattere ingannevole possa
pregiudicare il loro comportamento ovvero che sia idonea, in quanto
ingannevole, a ledere la credibilità del fatto.”
Le persone che, anche occasionalmente
(magari telefonando a una trasmissione radiofonica), si rivolgono a un pubblico,
spacciando per realtà la loro opinione, anche dichiarando che è un’opinione,
sono punite con una pena…
Il negazionismo quindi non deve essere
considerato un reato a sé deve appartenere alla categoria dei reati di “opinione ingannevole”. Non può essere ammessa
un’opinione che nega un fatto provato.
Per questo ritengo che la libertà di
opinione sia stata chiamata in causa totalmente a sproposito, con il solo
risultato di snaturare il significato di entrambi i termini: libertà e
opinione.