L’indice sospeso per il click. Non ho
potuto farlo con leggerezza. Ho colto la morbosità del gesto. Perché
dovrei aver voglia di vedere le facce dei morti? Il rispetto della loro sorte
vorrebbe che non lo facessi: questo è quello che sento, d’istinto, senza
riflettere. Ma poi mi dico che non ha molto senso. Qualcuno, qualcuno a loro vicino,
ha fornito quelle foto, ha permesso che venissero messe lì perché qualcun’altro le vedesse. Perché
dovrei essere io a decider cosa è meglio? Che diritto ho io che nemmeno so chi
sono? E comunque questa mi pare una buona scusa.
Credo che sia la prima volta. Io non
l’avevo mai visto prima. Nei cimiteri, nei muri, nei cartelli sventolati dai
parenti, sì, ma mai su uno schermo di computer. Non sono una vicina all’altra e
tutte contemporaneamente visibili. No, c'è solo la prima e poi, se vuoi vedere la
seconda, devi metter giù quel dito, una, due, tre, venti volte, tanti sono i
visi che si è deciso di mostrare. Tanti sono i morti di cui ci viene offerta la
visione.
Il click è partito. Qualcuno si prenderà
la briga di contare quanti click ci sono stati? Certo! Quindi ho fatto crescere
il numero di “morbosi”? Conteranno anche quanto ci metto a scorrere le foto?
Devo andare lentamente, per rispetto, per dare l’impressione (a chi di
grazia?!) di partecipare al dolore. Devo guardarli negli occhi?
Mi sento in colpa. Ma la mia colpa è
attenuata dal fatto che la maggior parte di loro non è giovane…né (udite,
udite!) bello! Sì, fanno meno pena i morti anziani, è normale, o almeno sembra
normale. Ma quelli brutti, perché fanno meno pena? L’istinto, uomini, non lo
sottovalutate mai. Vi accalappia, vi convince, vi raggira. L’istinto vuole che
si abbia più pena dei belli!
Silvia
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