domenica 17 marzo 2013

Lettera aperta a un giovane deluso e arrabbiato


Caro ….,
alla tua lettera accorata che ho molto gradito perché mi sono permessa di prenderla come un gesto di stima (o almeno di non totale disistima), sento la necessità di dare due risposte. Perché due? Perché in una voglio essere “dura” come tu lo sei stato nella tua e come te esprimere tutta la MIA rabbia (che non ha nulla da invidiare alla tua).
Nella seconda voglio invece continuare a fare quello che faccio da una vita, nel privato e nel poco ruolo pubblico che mi è toccato gestire, e cioè cercare di vedere il punto di vista dell’altro per trovare i punti di convergenza.

Comincio con la prima.

Caro …,
tu hai, se non sbaglio, 27 anni. Molti meno di me. La tua rabbia ha dei buoni motivi, ma la tua vita deve ancora svilupparsi, hai sicuramente molte più energie e puoi ancora pensare a un lungo futuro. Più tempo hai maggiori sono le probabilità che le cose possano cambiare. Io da molti anni (avevo 12 anni quando ho cominciato a credere di poter cambiare le cose, mi ricordo esattamente il giorno in cui è successo e forse un giorno te lo racconterò, ma non è questo il punto) lotto e spero che le cose cambieranno. Nella mia lunga vita di donna che ha creduto di poter cambiare le cose mi sono vista passare avanti: democristiani, camorristi, arrivisti, ruffiani, socialisti, pdiellini, leghisti etc. etc e uomini di qualsiasi convinzione politica. Per inciso: non dimenticare mai quando parli a una donna di ingiustizie e prevaricazioni che quelle che colpiscono le donne sono, a parità di altre condizioni, almeno il doppio di quelle che colpiscono gli uomini.
Io il merito lo avevo. Mi sono laureata giovanissima, con il massimo dei voti. Sono andata, giovanissima, lontana da casa, lavoravo giorno e notte (pensavo che questo fosse il modo giusto di combattere: valere per pretendere).
Pensavo che avremmo corretto molte ingiustizie se fossimo riusciti a governare “noi”. Con l’appoggio convinto della gente, però. Non di tutti, questo non si può, non si deve, e non è auspicabile. Ma di una buona maggioranza, sì. Una maggioranza che avrebbe finalmente capito la differenza tra noi e loro. Non era possibile che non la vedessero. Loro rubavano, ammazzavano, imbrogliavano, erano incompetenti, incapaci. Ma ogni volta che ci arrivavamo vicini, scoppiava una bomba, massacravano qualcuno di botte, ammazzavano giornalisti e sindacalisti, e le stesse facce di bronzo si riproponevano alla popolazione come nuove e vincevano. Vincevano! Ti rendi conto? Quelli che li votavano erano sempre più di noi, sempre. Sono anni che vedo questo film con consapevolezza. E ora? Lo stesso film, ma i protagonisti sono giovani prepotenti e presuntuosi che vorrebbero che chi gli sta davanti per età certo, ma anche per competenza, si suicidasse per lasciargli uno scettro, con cui non saprebbero fare nulla e che non sono in grado di conquistarsi. Questa banda di giovani mi toglie, a causa di un pericoloso miscuglio di incompetenza, presunzione e malafede, la possibilità di vedere un mondo diverso e lo riconsegna (con l’odioso principio del tanto meglio tanto peggio) ai soliti noti. Io a questi giovani (non sono tutti così, ma ne parliamo dopo) toglierei il diritto di votare. Altro che dargli spazio! Ma poi scusa, da quando lo spazio ai giovani viene gentilmente concesso? Che se lo conquistino se sono capaci! Tu stai attento, però, i giovani che in questo momento stanno (apparentemente) conquistando spazio lo fanno per levarti l’aria. Sono i figli (non biologici, ma culturali) di quelli che hanno levato l’aria a me e adesso la tolgono a te. Non essere così stupido: non sbagliare nemico.
Trattando un altro punto da te sollevato: perché non si dovrebbe essere incerti sul giudizio su D’Alema? Il tuo giudizio senza dubbi, scusa, quale sarebbe? D’Alema è una persona seria, preparata e onesta. Non ha mai rubato. Ha fatto (se ne può discutere) delle scelte politiche sbagliate? Può darsi. Ha creduto che si potesse dialogare, e anch’io ci credo ancora, e ha sbagliato. E’ probabile. E’ proprio di questi giorni il messaggio del Presidente Napolitano che invita (come sarebbe giusto in una democrazia normale) a non credere che possa essere un bene incarcerare il capo dell’opposizione. Sacrosante parole se fossimo la nazione normale che io vorrei diventasse l’Italia.
Io però, scusa, contrariamente a te non ho nessun dubbio: Berlusconi sta per essere arrestato, Grillo è un comico che approfitta in malafede della rabbia degli altri. Vai a vedere quanta pubblicità gira sul suo blog compresa quella a sky, unica televisione ammessa ai suoi comizi (sarà un caso?). No, non c’è nessuna possibilità di paragonarli a D’Alema. Ma poi perché si tira sempre in ballo D’Alema? Non mi risulta che sia in corsa per diventare Presidente del Consiglio. Ho il sospetto che sia perché è tele-webbamente antipatico. Troppo serio. Un po’ supponente. La parola d’ordine è: se si parla di PD tirare fuori D’Alema che sta antipatico. Ti sembra serio?
Tu ti lamenti delle cose che hai sentito dentro le sezioni del PD (intanto non è un dettaglio che ci siano delle sezioni dove discutere, mettendoci la faccia, come si dice adesso). E tu scusa cosa facevi alle riunioni del PD mentre i 50-60enni parlavano e dicevano cose su cui non eri d’accordo? Hai avuto paura di parlare? Ti avrebbero picchiato? Oppure hai parlato e sei stato messo in minoranza? Cosa vuoi che facciano che ti leggano nel pensiero? Vuoi che cambino la linea del partito e quella dei loro pensieri perché qualche giovane senza testa pensa che basti dire “non finanziamo i partiti” perché improvvisamente sparisca la mafia, la camorra, gli evasori e i profittatori. Grillo (che pure di anni ce n’ha 65) ti ha letto nel pensiero: ha capito che non vuoi pensare. Ci pensa lui. Anche quando gli dirai “scusa mi sono sbagliato” ci penserà lui a dirti che non è vero che tu non devi pensare. Ci sono sempre stati quelli come Grillo e hanno sempre avuto un buon numero di grillini dietro.
Non date la colpa a noi: il mondo lo state costruendo voi. Non date la colpa a noi, noi abbiamo portato il nostro peso, prendetevi le vostre responsabilità senza questi piagnistei da lattanti. Se non riuscirete a far nulla sarà colpa vostra e saremo noi a pagare il prezzo più caro: una vecchiaia senza garanzia, senza forza, senza speranze.

Caro …,
capisco il tuo sgomento. Lo capisco perché l’ho provato e lo capisco perché vivo con due giovani, mio figlio e sua moglie, lo capisco perché da anni scorrono sotto i miei occhi i giovani della tua età. Ma tu, mio figlio e sua moglie e i giovani che vedo siete dei privilegiati. Voi avete avuto accesso alla cultura, avete avuto la possibilità (non solo economica, bada bene, ma soprattutto culturale) di studiare, di fornirvi di strumenti per giudicare autonomamente. Voi avete questo privilegio e lo dovete utilizzare. Per spezzare a colpi di accetta il mondo in due (o anche in tre, in quattro, in un numero finito di pezzi) non c’è bisogno di molto cervello. Ma il mondo, economico sociale biologico, è un sistema complesso. Non c’è modo di dividerlo in parti. Le classificazioni si intersecano, non ci sono i buoni e i cattivi, ci sono quelli che 8in quel momento) fanno quello che ti piace e quelli che non lo fanno o che fanno quello che non ti piace. Allora ti devi prendere la responsabilità di dire che tu sei quello buono e quindi quelli che fanno quello che ti piace sono buoni. Se questa selezione ti riesce puoi scegliere di stare con i (tuoi) buoni. Poi un giorno i (tuoi) buoni faranno una scelta che non ti piace. E allora dovrai scegliere di nuovo, cambiare gruppo. Oppure dovrai riuscire a convincere i (tuoi) buoni a fare quello che piace a te. Ma i tuoi buoni sono buoni anche per altre N persone (con N molto grande) e tra queste N persone ce ne sono molte che pensano che la cosa che a te non piace è invece “buona”, mentre altre che a te piacciono sono cattive. Cosa devono fare i (tuoi) buoni? Potrebbero scegliere, ammesso che sia possibile, di fare quello che piace alla maggioranza. Magari indicendo continui referendum per conoscere il parere dei propri elettori su ogni singolo problema. Ammettiamo, cosa di cui dubito, che si possa fare. Ammettiamo che esista una maggioranza concorde, per esempio, tanto per fare un esempio realistico, nel non pagare l’IMU. L’effetto potrebbe essere catastrofico. Negli ultimi anni la maggioranza si è trovata d’accordo con Berlusconi (prima con Craxi, prima ancora con Andreotti e prima ancora con Mussolini). La maggioranza, tu lo sai bene, non dà l’impressione di avere sempre ragione.
Allora forse dovrebbe seguire una linea stabilita una volta e per sempre? Quella “buona”, ovviamente. La devono seguire anche se perdono consensi? Anche se non hanno la forza di realizzarla? Anche se coloro che li votano diventano sempre meno? A che scopo? Ammettiamo che la linea scelta sia perfetta (per inciso, chi l’ha deciso che è perfetta, tu? un altro come te? dieci? mille?), rimane perfetta  anche se quello che persegue non si potrà MAI avverare?

Questa lunga e un po’ confusa parabola finisce con queste semplici considerazioni:

1. la Società è un sistema complesso, quindi
2. La politica è un mestiere complicato, quindi
3. Il politico deve essere un valido professionista (gli stiamo affidando la nostra vita: nessuno di noi si rivolgerebbe a un macellaio per farsi operare a causa del fatto, innegabile, che la sanità funziona male, nessuno di noi sceglierebbe a chi affidare la costruzione della propria casa con il criterio dirimente dell’inesperienza del committente), deve sapere che
4. non si può e non si deve improvvisare, e che
5. le buone idee sono necessarie, ma non sufficienti, quindi
6. la politica deve servirsi di compromessi, perciò
7. il cittadino, che non ha il tempo e la competenza per decidere quali siano i compromessi giusti, vota per delegare (fino a prova contraria) qualcuno a scegliere in sua vece.

Poi però c’è, non si può negare, un grave problema. Ora come quando io avevo la tua età. Qualcuno usa mezzi “scorretti” per convincere i cittadini ad affidargli la propria delega. La Chiesa? La Nato? La Polizia? La criminalità organizzata? La televisione? Il web? E qui entri in scena tu. Tu lo sai che le cose stanno così. Lo sai anche perché hai vissuto accanto a persone che erano in grado di pensare con la propria testa (perché privilegiati, s’intende, non perché geneticamente migliori) e perché sei tu stesso un privilegiato. Proprio perché tu lo sai hai il dovere di smascherare queste scorrettezze. Fino a oggi anche un cittadino “normale”, con un normale stipendio (o magari senza), con una vita normale, può sperare di sapere da qualche politico “normale” alcune verità che altrimenti non conoscerebbe mai. Per ora. A questo serve il finanziamento pubblico. Perché i cittadini “normali” in rappresentanza di “normali” cittadini possano far politica. Il finanziamento pubblico della politica è sacrosanto. Così come altrettanto sacrosanto è il fatto che il bilancio della politica, pubblico o privato che sia il suo finanziamento, debba essere pubblico. A questo proposito: hai provato a digitare su google “bilancio pd” e poi “bilancio m5s”? Fallo. E poi rifletti e dimmi cosa ne pensi. Non sono cose irrilevanti. Dopo venti anni di Berlusconi dovremmo aver imparato che chi urla più forte le proprie menzogne riesce sempre a sembrare più vero di chi dice sommessamente le proprie incerte, perché la realtà è incerta, verità. Guardiamo ai fatti.
E se tu fossi un giovane del PD? Uno che ha lavorato sodo. Che si è fatto due p… alle riunioni di sezione che tu con tanta leggerezza liquidi? E se tu fossi uno che sa di essere infinitamente più competente di loro. Se tu fossi consapevole che per essere eletto hai dovuto ricevere centinaia di migliaia di voti, mentre questo branco scomposto di persone incompetenti e caciarone ti vengono messe vicine, alla pari, e hanno ricevuto 100-200 voti compresi amici e parenti? Tu cosa penseresti?
Io voglio che siano i giovani del PD a governare. Affiancati, come si usa in una società sana, da persone meno giovani che possono aiutarli con la loro esperienza.
Come possiamo fare perché questo avvenga? Io non lo so. Tu lo sai? Io sono stupita che le cose siano andate così. Sono stupita perché sono passati solo 20 anni da quando Berlusconi è comparso sulla scena dicendo le stesse cose: rinnoviamo, costruiamo la casa della libertà, facciamo scegliere al popolo, buttiamo a mare la politica, etc. etc. Lui è ancora là e uno peggio di lui lo ha appena affiancato. Uno che pensa che la democrazia sia: “io so io e voi non siete un c…” (ho scoperto che questo sonetto del Belli è stato usato nel Marchese del Grillo, coincidenze?). Uno che avendo avuto il 25% dei voti, una cosa enorme non è contestabile, crede di avere il diritto di mandare allegramente in malora il paese. Uno che pare si dimentichi che il 75% dei votanti non lo ha scelto.
Passata la rabbia, logica e comprensibile, io vorrei che tu mi dicessi davvero se pensi che siano meglio Berlusconi e Grillo di Bersani. Perché? Seriamente e con calma e non nella logica “tanto meglio tanto peggio” che non ha mai pagato. Nella logica e basta. Siamo logici, siamo razionali. Questa è l’Italia che abbiamo ed è con questa che dobbiamo fare i conti. Rimbocchiamoci le maniche (adesso toccherebbe a voi, ma vi consiglio di accettare il nostro aiuto almeno per quanto riguarda il ricordo) e cerchiamo di spostare questo equilibrio. Basta così poco. Non continuiamo a farci del male.

Un abbraccio  

S

ps: Non ho saputo separare le due parti come avrei voluto e come avevo premesso. Temo che sia perchè il problema è complesso, non si può affrontare a...accettate!

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